Dr. Gianfranco Runci, medico specialista in Pneumologia e Allergologia Respiratoria.
E’ stato per 30 anni responsabile dell’ambulatorio di allergologia e malattie respiratorie presso le ASL di Roma F e G (distretto sanitario di Campagnano e Roma). Ha collaborato inoltre a diversi studi e pubblicazioni su riviste nazionali e internazionali. Attualmente è medico allergologo e pneumologo e svolge anche attività libero professionale presso il Centro Polispecialistico Cappuccini, dove si occupa principalmente di:
– Malattie dell’apparato respiratorio
– Valutazione e cura pazienti Covid+
– Studio delle allergie attraverso delle metodologie Prick test e Patch test
Il Prick test e il Patch test sono test di reazione cutanea impiegati per accertare (diagnosticare) le allergie. Presentano un’indiscussa validità purché siano eseguiti e valutati in maniera corretta.
Il Prick test è l’esame allergologico più comune per individuare la presenza di allergie alimentari e respiratorie. Viene solitamente prescritto per identificare allergie verso allergeni presenti in varie fonti quali ad esempio:
- pollini
- muffe
- peli di animali
- acari della polvere
- alimenti
- lattice
- veleno di insetti
Il prick test individua eventuali allergie ad alimenti o a sostanze inalanti. Il medico pone, sulla parte volare dell’avambraccio del paziente, delle gocce dell’estratto dell’allergene di cui si sospetta l’allergia; questo viene fatto penetrare nel derma mediante una lancetta. L’eventuale allergia si manifesta con un arrossamento della zona interessata al contatto.
Il Patch test (o test epicutaneo) è maggiormente utilizzato per accertare le dermatiti da contatto ed è utilizzato per valutare quali sostanze (apteni) siano in grado di scatenare una reazione allergica. Tra le sostanze che provocano la maggior parte delle reazioni nel patch test vanno considerate:
- nichel
- cromo
- conservanti
- coloranti
- profumi
Il patch test determina se una sostanza specifica provoca infiammazione allergica della cute con meccanismo ritardato o cellulo-mediato. In questo caso vengono applicati sul dorso del paziente dei cerotti (detti appunto patch) sui quali sono adese piccole quantità delle sostanze da testare (apteni). Il cerotto viene mantenuto in sede per 48-72 ore, dopodiché il medico provvede a rimuoverlo e ad osservare il risultato.